Questo è il pezzo che (vedi post precedente) avrei dovuto riprodurre prima di tornare a parlare di Madame Miolan-Carvalho. E’ evidente che non si tratta di una fotografia, ma di uno spartito per canto e pianoforte, un fascicolo di dodici pagine parecchio malmesso che comprai, credo in un mercatino qui a Venezia, perché sulla prima pagina porta questo bel ritratto, sicuramente tratto da una fotografia, di Marie Miolan-Carvalho nel ruolo di Mireille, eroina dell’opera omonima di Gounod di cui il soprano fu la prima interprete il 19 marzo 1864 al Théâtre Lyrique, uno dei quattro teatri d’opera all’epoca attivi a Parigi.
Quella prima non fu fortunata. Né pubblico né critica apprezzarono particolarmente la nuova opera di ambiente provenzale, il cui libretto era stato tratto da un poema del poeta Frédéric Mistral; il primo censurò soprattutto il finale tragico che vede Mireille morire fra le braccia del suo Vincent, la seconda un troppo percepibile wagnerismo. Non furono facili neppure i rapporti fra il compositore e la Miolan-Carvalho: lui troppo sbilanciato sul versante drammatico del personaggio, lei al contrario tutta protesa verso il canto di agilità e una souplesse di chiara marca belcantistica.
Verso la fine dello stesso anno, il teatro tentò un recupero della partitura che venne presentata in una versione ampiamente modificata. Dai cinque atti originari l’opera fu riorganizzata in tre, il finale tragico fu sostituito da uno lieto (Mireille e Vincent si sposano) e la Miolan-Carvalho, per meglio figurare, fu dotata nel primo atto di questa valse-ariette oggi nota come O légère hirondelle, che per quanto ne so non viene mai inserita nell’opera quando la si fa integralmente ma è ciò nonostante un pezzo di bravura prediletto un po’ da tutti i soprani più o meno versati nel canto di agilità. Basta andare su Youtube e se ne trovano decine di registrazioni, dall’epoca del 78 giri fino ad oggi:
La cosa divertente e che si nota subito, ad ascoltarne alcune versioni una dietro l’altra, è che non se ne sentono due uguali. Diciamo che per la prima metà tutte procedono allo stesso modo, ma quando si entra nella seconda parte pare che ciascuna cantante decida che è ora di fare quello che vuole e se ne sentono più o meno di tutti i colori. La palma della pazza delle pazze la vince Miliza Korjus, che gorgheggia come un usignolo meccanico e non paga di interpolazioni, picchettati ed esangui rallentamenti appiccica nel finale una cadenza col flauto esagerata anche per la Lucia di Lammermoor. Se poi confrontiamo le esecuzioni con lo spartito ci accorgiamo di un’altra cosa: al di là di ciò che tutte aggiungono, nessuna di loro (nemmeno le adorate, insuperabili, irraggiungibili Joan Sutherland e Beverly Sills) canta il brano per intero. Ci rivediamo sotto:
La maggior parte delle signore (Sutherland compresa, con grande mio sconcerto) arriva a metà della pagina 7 e da qui in avanti fa alcune cose che non hanno riscontro con lo spartito e servono per andare direttamente alla chiusa, tagliando di brutto tutto quello che va da pagina 8 fino alla fine. Beverly Sills è l’unica che esegue la pagina 8, e anche più o meno come è scritta, ma cambia completamente il finale e per non essere da meno delle colleghe fa un bel taglio nelle pagine precedenti. Renée Fleming ci fa sentire com’è scritta tutta la pagina 7 e anche, più o meno e strillando parecchio, le battute della chiusa di pagina 9, ma taglia completamente la 8. Così come Natalie Dessay, precisina e filiforme come sempre, e come sempre noiosissima.
Insomma, lasciando da parte le signore del 78 giri, che erano costrette a operare tagli per far sì che il brano potesse stare nella facciata del disco o sul cilindro, pare che nessuna delle moderne colleghe della Miolan-Carvalho si sia misurata col brano nella sua interezza, fra le altre cose evitando prudentemente i quattro trilli consecutivi sul do acutissimo di pagina 9, che ce la dicono lunga sulle capacità virtuosistiche dell’interprete originale.
Per la cronaca, neppure il secondo tentativo al Théâtre Lyrique ebbe grande successo. Da lì Mireille emigrò all’Opéra-Comique, dove subì parecchie altre manipolazioni ma almeno entrò più o meno stabilmente in repertorio. Non così fuori di Francia, dove la sua storia teatrale è sempre stata (immeritatamente, perché l’opera è molto bella) assai più limitata. Salvo che per questa valse-ariette che, ironia della sorte, quando Mireille viene fatta per intero nella sua prima versione ormai recuperata, non si sente più. Ma resta frequentato cavallo di battaglia degli usignoli dei nostri giorni, anche se la mia impressione è che, ascoltandole, Madame Miolan-Carvalho, ovunque essa sia, se la rida un po’ sotto i baffi.
Gentilissimo Cavaliere,
forse nell’intento di temperare l’intemperanza dei suoi ammiratori, e levigarne la pazienza, oggi Lei ci ha consegnato una corrispondenza veramente impegnativa. Non solo e non tanto per chi, come il sottoscritto, sta davanti alla lingua musicale come dinnanzi ai geroglifici (prima della stele di Rosetta, s’intende), ma anche per chi, affidandosi al puro orecchio, ha voluto seguirla nel suo argomentare dietro le pagine dalla 7 alla 9 dello spartito.
Comunque, lasciate le pulizie della stanza, richiuso il libro che sto leggendo, e inviato Piero a parlare con il dottore, mi sono dedicato all’ascolto, devo ammettere con grande soddisfazione.
Anche se, in qualche momento, ho temuto di sentir schioccare la corda vocale rotta di qualcuna delle signore da Lei evocate.
Dunque, grazie. E, come vede, ci vuol ben altro per farci desistere.
Un solo appunto: il libretto è veramente malmesso, e direi persino ciussetto. La stimo troppo per pensare che Lei scambi per patina lo sporco. E allora?
Sporco ce n’è sicuramente, ma di quello che la manina inesperta di un non restauratore è meglio che non tocchi. Prima di affidarlo allo scanner ho provveduto a fare quello che io sono in grado di fare, armato di pennello morbido e di quei sacchettini pieni di polvere di gomma che sono fantastici per spolverar le antiche carte, salvo che poi ti riempiono la cucina di micropalline che se non stai attento te le ritrovi persino nel purè.