Con la Patti sul bel Danubio blu

E’ arrivato pochi giorni fa, fresco fresco da Parigi, questo bellissimo ritratto del sempre benemerito Victor Capoul, che anche in questo caso sfoggia l’ormai familiare taglio di capelli che da lui prese il nome e che, per quanto oggi possa sembrarci bizzarra quella specie di foglia di vite adagiata sulla fronte, grazie a lui godette per non poco tempo di grande successo fra i gagà di qua e di là dell’oceano.
La fotografia è stata scattata a Vienna nell’atelier di Fritz Luckardt, un fotografo che mi piace molto ma di cui possiedo per ora solamente altre due fotografie e che ebbe frequentemente ospiti nelle sue sale gli artisti della locale Hofoper. Ma che ci faceva il nostro Victor a Vienna? Purtroppo nessuno ha pensato ancora a redigere una sua cronologia (se solo mi si lasciasse andare in pensione, quanto volentieri mi accingerei all’impresa!) per cui è giocoforza cercare qualche informazione da fonti esterne. Ci ho dedicato solamente mezza serata ma qualcosa ho trovato.
Il primo tentativo è stato naturalmente con gli archivi on line della Staatsoper di Vienna, strumento fondamentale di ricerca che ha purtroppo una grave carenza: non tutti i dati sono stati caricati per cui è sempre impossibile conoscere la completezza del risultato delle proprie ricerche. Comunque quello che si trova può sempre offrire un punto di partenza. A sentir lui (l’archivio) sembra che Vittorio Capoul, così è registrato, abbia cantato alla Hofoper solamente due sere: il 3 aprile 1876 come Almaviva nel Barbiere di Siviglia e il 2 maggio dello stesso anno come Raoul negli Ugonotti. Dovettero essere due serate col botto, perché se nell’operona di Meyerbeer Capoul si trovò a fianco Marie Heilbron (non ancora divenuta la prima Manon di Massenet), Pauline Lucca e Anna Louise Cary (toh, mi accorgo adesso che già quattro anni fa avevo parlato di questa recita, ma guarda un po’), nel Barbiere la sua Rosina fu nientemeno che Adelina Patti la quale, dicono gli archivi, interpolò nella scena della lezione Ombra leggera dalla Dinorah di Meyerbeer. Curiosità nella curiosità, si trattava del debutto del capolavoro di Rossini sul palcoscenico della Hofoper. Ma sto divagando.
Il problema adesso era: veramente Capoul poteva essere andato a Vienna per cantare solamente due sere, e a distanza di un mese una dall’altra? Improbabile, ma come fare a saperlo con certezza? Naturalmente spostando i fari su Adelina Patti, la quale invece una cronologia ce l’ha. Estratto quindi dalla libreria il tomo di John Frederick Cone dall’improbabile titolo Adelina Patti, queen of hearts, ho spulciato la corposa appendice curata dallo specialista Tom Kaufman e ho trovato ulteriori notizie estremamente interessanti.
Era in realtà la seconda volta che Capoul e la Patti cantavano assieme a Vienna. La prima era stata nella primavera dell’anno precedente, il 1875, e anche quella volta la capitale austriaca sembra essere stata la tappa finale del viaggio di rientro da San Pietroburgo. Registrata in una serie di recite alla Komische Oper di Vienna (sarebbe il Ringtheater, distrutto nel 1881 da un rovinoso incendio che fece 384 vittime) troviamo sostanzialmente la stessa compagnia che si era esibita nel Teatro Imperiale di San Pietroburgo, a cominciare da Luigi Arditi come direttore e poi ovviamente la Patti, Antonio Cotogni e infine Juliàn Gayarre e Victor Capoul come tenori in alternanza nei ruoli protagonistici. In Russia a Capoul toccarono sicuramente (la cronologia riporta le prime rappresentazioni, nulla sappiamo di come ci si alternò nelle repliche) Rigoletto e Gli Ugonotti, a Vienna cantò invece La traviata, Don Pasquale, Il barbiere di Siviglia e Faust.
Poi le strade di Capoul e della Patti si separarono per un po’; lei andò a Londra e lui non sappiamo dove, ma si ritrovarono a Mosca in novembre e qui condivisero ancora Barbiere e Rigoletto, e poi ancora il Barbiere a San Pietroburgo. Gayarre aveva lasciato il posto a Ernesto Nicolini, che con la Patti sarebbe in seguito convolato a nozze. Da lì, a primavera tutto il gruppo sarebbe ridisceso come l’anno precedente a Vienna, dove Capoul cantò non solo Barbiere e Ugonotti ma anche Lucia di Lammermoor e Don Pasquale nonché, ci scommetto, La traviata, Roméo et Juliette e Mireille di Gounod (entrambe in italiano) alternandosi col bel Nicolini. Da Vienna fecero anche, in aprile, qualche puntatina a Pest, che era pur sempre una capitale dello stesso impero.
Questi sono i dati che emergono dalle due fonti che avevo a portata di mano e che con una buona dose di probabilità fissano al 1875-76 la data di esecuzione della fotografia da cui sono partito. Capoul, nato nel 1839, aveva quindi 36 o 37 anni, un’età che mi pare abbastanza in linea con quella del ritratto.
La liason artistica con la Patti, ormai definitivamente persa negli occhi di Nicolini, sembra essersi interrotta qui: dopo la parentesi estiva Capoul rinunciò alla tournée russa e preferì cogliere l’opportunità di creare al parigino Théâtre Lyrique la nuova opera di Victor Massé, Paul et Virginie. Colse nel giusto e il successo fu tale che lo spettacolo toccò molto in fretta le cento rappresentazioni. Ma questa è un’altra storia, con altre fotografie e chi vuole può leggere l’una e vedere le altre qui e qui.

3 risposte a "Con la Patti sul bel Danubio blu"

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