Sembrano usciti da un romanzo di Flaubert: potrebbero essere il signore e la signora - che ne so - Cabochon; lui stimato commerciante di granaglie, lei moglie più o meno devota e più o meno sopportabile, ma fieramente consapevole di ricoprire una onorata posizione sociale in una qualche cittadina della provincia francese. Eccoli pronti per... Continue Reading →
Enrico Tamberlik, o della forza
Se il nome del suo coetaneo Italo Gardoni fu per decenni sinonimo di stile, di eleganza, di espressività controllata e ai limiti della maniera, quello di Enrico Tamberlik lo fu di potenza vocale, di acuti squillanti e di un approccio all'interpretazione nel segno di una travolgente carica drammatica. Sia chiaro che non dobbiamo pensare neppure... Continue Reading →
Marie Sasse nel paese delle meraviglie
Il bello di queste piccole indagini che faccio attorno ai rettangoli di carta stampata che finiranno certamente per essere causa del mio definitivo tracollo economico è che a volte, anche se non arrivi a nulla di quello che speri all'inizio, ti fanno balenare risultati che certamente non cambieranno la vita di nessuno ma che sono... Continue Reading →
Addendum a Caroline Duprez
L'improvvisato collezionista ogni tanto perde il contatto coi propri emisferi cerebrali e non si accorge di evidenze anche banali. Dopo aver pubblicato e riletto l'articolo precedente, mi dicevo che il cognome da signora di Caroline Duprez aveva un che di familiare. Ho aspettato però una mezza giornata per andare a compulsare quello che pomposamente chiamo l'inventario... Continue Reading →
Figlia di tanto padre: Caroline Duprez
Si sa che, nell'opera come in qualunque altro campo, un genitore di altissima levatura può diventare un ingombro difficile da gestire per il figlio o la figlia che vogliono seguire le sue orme professionali. Non solo e non tanto perché all'ombra di un gigante pare sia difficile trovare aria e luce sufficienti per diventare giganti... Continue Reading →
Gilbert-Louis Duprez, o dell’arte di sapersi trasfigurare
Due dei miei venticinque lettori si sono coalizzati per chiedermi di affrontare la questione del physique du rôle, ovvero del divario che si crea, in presenza di certe costituzioni non proprio eteree, fra ciò che il libretto richiederebbe da un punto di vista squisitamente scenico e ciò che invece il cantante di gamba corta o girovita... Continue Reading →
Ristampe: Nel nome di Rossini
Ho pubblicato questo post il 31 ottobre 2009 nell’altro mio blog. Proseguo l’operazione di trasferimento qui, un poco alla volta, dei post nei quali – prima di inventarmi Il cavaliere della rosa - pubblicavo pezzi della mia collezione. Un frammento di passato mitico e irraggiungibile si rivela in questa parigina carte de visite dell'Atelier Disderi: la... Continue Reading →
Verdiani a Parigi: Louis Gueymard
Ancora una Carte de visite dell'atelier Disderi (la storia dell'invenzione di questo fortunatissimo formato l'ho raccontata qui). Il signore ritratto, in una posa che esprime sicura consapevolezza del proprio status, aveva effettivamente di che essere orgoglioso: negli anni attorno al 1860, quando la foto fu scattata, Louis Gueymard occupava saldamente il trono di primo tenore... Continue Reading →
Verdiani a Parigi: Rosina Penco
André Adolphe Eugène Disderi fu un po' un avventuriero e un po' un geniaccio e quando decise di buttarsi negli affari con la grande invenzione del momento, la fotografia, non solo fece le cose sul serio mettendo su uno dei principali atelier di Parigi, ma inventò la carte de visite, il piccolo ritratto di sei... Continue Reading →