Paula Mark, matrimonio contro palcoscenico

Dopo due Carmen vestite in maniera per noi eterodossa (oddio, per noi nati nel tempo che fu, perché i moderni sono abituati a vederla conciata in modi ben più bizzarri) ecco finalmente una Carmen vestita da Carmen, con i pon-pon, la mantiglia, il pettine in cima alla testa e gli orecchini da gitana. Tutto quello che ci aspettiamo, insomma: manca forse una bella rosa rossa fra i capelli, come quella che faceva una gran figura in testa a una Carmen che vidi a Istanbul ormai venti anni fa e che doveva essere stata saldata al cranio della povera cantante, perché mai si mosse di un filo nonostante il regista avesse condannato la poveretta a essere presa a schiaffoni da Don José nel corso di tutta la scena finale. Credo che si sia schiantata al suolo e rialzata almeno dodici volte prima della (liberatoria) pugnalata, ma mai la rosa rossa fece il minimo plissé. Chiudo questa parentesi ricordando che in quella regia, deliziosamente tradizionale ma un pochino troppo esagitata, José ammazzava la zingara con un coltello che aveva estratto dal cuore di una statua della Madonna dei sette dolori, strategicamente piazzata sulla scena. Il pubblico di Istanbul era letteralmente in visibilio.

Ma qui si divaga. La Carmen che vediamo in questa cabinet card dell’Atelier Adèle che ho comprato un certo numero di anni fa è il soprano Paula Mark, viennese nata nel 1869, educata prima come pianista e poi avviata allo studio del canto in virtù di uno strumento considerato, dai docenti del conservatorio della capitale austriaca, estremamente pregevole. E così doveva essere, perché dopo una prima parte di carriera a Lipsia (dove debuttò ventunenne nel 1890), trovò casa stabile alla Hofoper di Vienna, che le assicurò sei anni di intensa e importante attività. L’archivio on line registra ventisei titoli da lei interpretati qui, sia in ruoli protagonistici sia di contorno. C’è veramente di tutto, dalla Eva dei Maestri Cantori a Santuzza, da Rosalinda nel Pipistrello (alla sua prima apparizione alla Hofoper) a Papagena, Zerlina, Margherita nel Faust, Maria nella Figlia del reggimento e Jemmy nel Guglielmo Tell. Fu anche Gretel nel debutto viennese di Hansel und Gretel di Humperdinck e Nedda in quello dei Pagliacci, diretta dallo stesso Leoncavallo che, assicurano Kutsch e Riemens, la ritenne la migliore da lui ascoltata fino a quel momento.
Le recite di Carmen che la ebbero a protagonista e che troviamo registrate nell’archivio on line sono sette, distribuite fra il 2 agosto e il 21 dicembre 1895. Nella maggior parte di queste, la Mark si trovò a fare la spola fra il Don José del tenore Andreas Dippel e l’Escamillo di Franz Neidl, una cui bella fotografia ho presentato in questo antico post.

Amica di Johann Strauss e di Siegfried Wagner, Paula Mark svolse anche una notevole attività come liederista, sposando soprattutto la causa di Hugo Wolf. Purtroppo per la musica, sposò anche nel 1899 il Dottor Professor Edmund Neusser, e come tante sue colleghe decise, all’ancor verdissima età di trent’anni, che le gioie della vita matrimoniale valevano bene l’addio al palcoscenico. Non abbandonò però la musica, e nel 1924 accettò l’incarico di insegnante di canto nella Wiener Musikakademie, dove rimase in ruolo fino al 1950. I sempre informati Kutsch e Riemens ce la danno per defunta nel 1956, nella cittadina austriaca di Bad Fischau.

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