Else Wohlgemuth nell’atelier Setzer: 3

Quattro foto-capolavoro di Franz Xaver Setzer per la terza puntata della serie dedicata a Else Wohlgemuth, figura cardine nella storia del Burgtheater di Vienna, l’attrice che fu per l’Austria, e in parte per la Germania, quello che Eleonora Duse fu per l’Italia e Sarah Bernhardt per la Francia. Cosa che non le impedì di essere cacciata dal suo teatro quando l’Austria decise di mettersi nelle braccia di Hitler. Ma questa è una storia che riservo a un altro momento; per fortuna a lei andò bene e dopo la guerra poté riprendere la carriera. Ne riparleremo.
Maria Stuarda, nell’omonimo dramma di Friedrich Schiller, fu senza ombra di dubbio il grande cavallo di battaglia della Wohlgemuth, il ruolo al quale per tutta la sua lunga carriera venne indelebilmente associata. Le quattro fotografie che mostro qui la rappresentano tutte nei panni impegnativi di questo personaggio. Non sono sicuro che risalgano tutte alla stessa epoca: sicuramente le tre nelle quali appare con l’abito bianco e il diadema appartengono alla stessa serie, ma ho l’impressione che quella con l’abito nero la mostri più giovane e risalga forse a un momento anteriore.
D’altra parte Else Wohlgemuth fu per tutta la carriera ospite affezionata dell’atelier Setzer, che la fotografò in molti dei suoi personaggi. Per la gioia degli appassionati di questa serie, se mai ce ne fossero, comunico che di tutte quelle che Setzer le fece ne possiedo al momento sedici. Prevedo quindi ulteriori puntate.

Il debutto (non so se assoluto o solo viennese) di Elsa Wohlgemuth nel ruolo di Maria Stuarda ha una data precisa, quella del 12 maggio 1909. Fu anche la prima volta che la giovane attrice, non ancora membro della compagnia ma solamente invitata per un Gastspiel, apparve sul palcoscenico del Burgtheater. La recitò per una sera soltanto, perché il suo invito prevedeva che nel giro di dieci giorni la giovane dovesse apparire in tre ruoli: Maria Stuarda, Elettra nella tragedia di Sofocle rielaborata da Adolf Wilbrandt, e Giovanna d’Arco in Die Jungfrau von Orleans di Schiller. Tre cosette, come si vede, che la ventottenne dovette fare piuttosto bene visto che dalla stagione successiva entrò a far parte della compagnia.
Al Burgtheater la Wohlgemuth impersonò settantadue volte l’infelice regina di Scozia: quella isolata sera del 1909, in riprese dell’allestimento di repertorio nel 1913 e nel 1923 e finalmente in un nuovo allestimento che debuttò il 21 gennaio 1933. Il ruolo segnò quindi il percorso della sua progressiva maturazione artistica. Nel 1923 il critico Raoul Auernheimer scriveva: Frau Wohlgemuth è sempre stata una buona Maria Stuarda, oggi è divenuta insuperabile.
Ancora prima, in occasione delle recite del 1913, quando a quanto pare la Wohlgemuth aveva fatto una nuova apparizione nel ruolo in quel modo spesso casuale frequente nei teatri di repertorio, Felix Salten aveva scritto sul Fremdenblatt: Fräulein Wohlgemuth (nel ’13 era ancora signorina, avrebbe sposato il conte Emmerich von Thun und Hohenstein solamente nel 1918) ha recitato ieri per una volta Maria Stuarda. Dovrebbe farlo sempre. In questo momento è l’unica nel Burgtheater che può farlo veramente, è l’interprete predestinata di questo ruolo. Ogni parola, che nel dramma viene pronunciata dalla regina di Scozia, sembra fatta per la Wohlgemuth e trova la propria conferma nella sua presenza veramente regale e nella sua bellezza. Sarebbe veramente desiderabile che essa potesse recitare la Stuarda non una tantum e per caso, ma che potesse studiare a fondo il ruolo e provarlo. Vien da supporre che le sia stato affidato in emergenza, e che le siano state accordate una o due piccole prove soltanto. Questo non è veramente il modo con il quale il vero talento viene educato e sviluppato. Questa fretta distrugge il talento.
Salten, per fortuna, non fu profeta e il talento di Else Wohlgemuth ebbe solo da crescere e manifestarsi sempre più compiutamente. La nuova produzione del 1933 segnò sicuramente l’apice del suo pluridecennale percorso all’interno di questo personaggio. Ad essa risalgono sicuramente almeno tre delle mie fotografie, ma assieme a queste esiste anche un’altra strepitosa testimonianza: la registrazione di Mein Heiland, mein Erlöser, monologo di Maria che la Wohlgemuth registrò il 23 novembre 1937, pochi mesi prima di essere costretta ad andarsene. Lo si può ascoltare in questa pagina del sito della Österreichische Mediathek ed è una cosa che consiglio di fare perché è veramente un tuffo nel passato, che riporta a uno stile completamente perduto ma che rende perfettamente evidente cosa i contemporanei intendevano quando esaltavano la nobiltà, la classicità, la quieta grandezza del modo di porgere di Else Wohlgemuth, regina per Schiller e regina per il suo pubblico.

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