Julius Pölzer, dentista e heldentenor

Julius Pölzer fece le cose con criterio. Di avere una voce importante è probabile che si sia accorto ben presto ma il mondo del teatro, si sa, è avaro di sicurezze per cui preferì partire col costruirsi un solido mestiere. Austriaco della Stiria, si iscrisse così a Medicina, la fece tutta, si laureò e fece pure l’esame di stato, accedendo alla carriera del medico dentista. Che mise poi da parte per coltivare la sua vera passione, e anche qui non sbagliò il colpo mettendosi prima nelle mani di Theo Lierhammer, già baritono e poi reputato insegnante alla Musik Akademie di Vienna, e poi in quelle della grande Anna Bahr von Mildenburg, a Monaco.
Gli austriaci sono affezionatissimi ai titoli, siano essi nobiliari, professionali o di qualunque altro tipo. Per questo motivo, anche dopo avere appeso il trapano al chiodo Pölzer non si astenne mai dal chiamarsi dottore, come in questa fotografia dello studio monacense Anton Sahm in cui appare corazzatissimo e con occhio magnetico a raffigurare, direi, Tristano, uno dei suoi grandi cavalli di battaglia.
Dopo una prima fase della carriera a Breslau, Pölzer arrivò a Monaco nel 1930, anno che diventa il termine post quem per la realizzazione di questo ritratto. Biancore assoluto, corazza appena passata col sidol, sguardo truce e spadone in primo piano: più che tramortito da una sublime e travolgente passione amorosa questo Tristano vien quasi di immaginarselo a marciare col passo dell’oca su e giù per l’Unter den Linden.
Gli anni, d’altro canto, erano quelli.
Pölzer non è molto ricordato oggi, forse anche perché pur avendo avuto una grande carriera e sufficientemente lunga per sbordare ampiamente nel secondo dopoguerra, non ha lasciato alcuna testimonianza discografica ufficiale. La documentazione della sua voce è emersa solamente in anni recenti con il recupero di registrazioni radiofoniche e dal vivo. A partire dal 1930, però, Julius Pölzer fu senza dubbio il primo heldentenor di Monaco e uno dei più festeggiati anche a Vienna e Dresda, con uscite a Berlino, Parigi e Londra. Il suo terreno di elezione fu, naturalmente, Wagner: negli anni Trenta soprattutto i grandi ruoli eroici come Tristano, Sigfrido, Siegmund e Parsifal cui si aggiunsero, col passare del tempo, parti sempre vocalmente impegnative ma più di carattere: da Erode nella Salome di Strauss a Loge nell’Oro del Reno.
Ecco qui sotto altri due suoi ritratti in veste di Tristano, di una edizione diversa rispetto alla cartolina di apertura anche se in uno dei due torna ad apparire il titolo professionale del tenore laureato.

Un Tristano ben distante da quelli tradizionali, spesso ben più sforniti di physique du rôle e in statica posa davanti a uno dei millemila fondali dipinti che costituivano la dotazione di ogni fornito studio fotografico. Quasi più Amleto che non heldentenor, questo bel tenebroso dallo sguardo triste e allucinato più che da un’opera di Wagner pare uscito dal teatro di prosa o da una pellicola di Friedrich Murnau o di Fritz Lang.
Invece poi, a guardarlo nell’ultima cartolina qui sotto, in cui è ritratto in borghese, il dottor Pölzer più che il giovane Lawrence Olivier a tu per tu con Shakespeare ci sembra il nostro Vittorio De Sica in un film dei telefoni bianchi: elegante ed ammiccante, brillantinato, probabilmente con un filo di trucco ad accentuare il contorno occhi o l’umidore delle labbra.

Mi sta tremendamente simpatico il dottor Julius Pölzer, anche e soprattutto perché, se corrisponde a verità quanto attestano i soliti imprescindibili Kutsch e Riemens, non si limitò a usare la propria laurea per fregiarsi di un titolo su programmi e cartoline ma la recuperò quando, negli anni Cinquanta, decise che era tempo di mettere un punto alla carriera sul palcoscenico e di tornare a indossare il camice per occuparsi di carie, ascessi e ponti. Dovette essere un bel salto quello che lo riportò dalle alte e dorate vette del teatro d’opera alla quotidiana routine dello studio professionale e che il nostro simpatico Tristano/Amleto sia riuscito a non trasformarlo in un rovinoso capitombolo va tutto a suo onore. Una volta tanto, a quanto pare, la proverbiale testa di tenore fu tenuta in riga da un paio di piedi saldamente e provvidenzialmente piantati a terra.

2 risposte a "Julius Pölzer, dentista e heldentenor"

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  1. Benche’ difetti di quell’aura da genio sregolato della quale ci piace circonfondere gli artisti, ci congratuliamo con questo signore per la sua concretezza.
    Se ne saranno congratulati anche i suoi pazienti?

    1. Non ci è dato saperlo. Magari nei momenti critici li travolgeva con qualche “Nothung! Nothung!” bene assestato, roba che li intontiva di più che non l’anestesia.

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