Immagini per la quarantena: I

Nella pausa forzata cui tutti siamo in questo momento sottoposti, migliaia di istituti culturali mettono a disposizione in rete il proprio patrimonio. Senza ambire a improbabili paragoni, in una serie di brevi post a scadenza quotidiana presento materiali della mia collezione che ancora non ho mai mostrato. L’ordine è rigorosamente alfabetico e oggi tocca alla lettera I: Maria Ivogün (1891-1987).

Sembra uscita da una illustrazione di Erté questa Zerbinetta fotografata da Stiffel a Monaco, la città del cui principale teatro Maria Ivogün è stata per dodici anni, dal 1913 al ’25, una delle più amate primedonne. Nata a Budapest e formata a Vienna, arrivò nella capitale bavarese grazie a Bruno Walter e con lui sul podio partecipò alle prime esecuzioni assolute di Palestrina di Hans Pfitzner (1917), di Der Ring des Polycrates di Erich Wolfgang Korngold (1916) e di Die Vögel di Walter Braunfels (1920). Zerbinetta fu uno dei suoi ruoli favoriti, e a guardarla qui si direbbe che Strauss e Hofmannsthal l’abbiano creata avendo lei in mente. Ebbe un repertorio vastissimo, che andava da Mozart a Strauss, da Verdi a Donizetti; cantò a Londra, a Parigi, a Vienna, alla Scala e poi ad Amsterdam, Berlino, Salisburgo, Copenhagen, New York e ancora chissà dove. Una carriera senza nubi e tutta ai massimi livelli, interrotta definitivamente nel 1934 soprattutto a causa di seri problemi alla vista. D’altra parte, la cosa rientrava in qualche modo nei suoi programmi, visto che già nel 1913, dopo il debutto come Mimì sulle scene dell’Opera di Monaco, aveva comunicato di non avere intenzione di cantare per più di vent’anni.
Può capitare ancora ogni tanto di imbattersi nella bizzarra notizia che Maria Ivogün fosse la figlia di Mizzi Günther (chi non la conosce significa che ha perso il post di due giorni fa, rimandato a settembre). Si tratta di una leggenda metropolitana che in passato ha avuto qualche eco ma che si fonda unicamente sul fatto che pure la madre della Ivogün era cantante di operetta e faceva Günther di cognome. Il resto però era diverso, e fu proprio dal nome vero della mamma che la nostra Zerbinetta ricavò il suo cognome d’arte: I(da) Vo(n) Gün(ther).

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