Un giorno di felicità per il piccolo Capoul

A volte succede che cercando una cosa se ne trovi per caso un’altra, e con essa la risposta a una domanda che ci eravamo fatti magari talmente tanto tempo fa da essercene dimenticati. Proprio questo mi è capitato qualche sera fa: stavo perlustrando alcuni meravigliosi repository di fonti digitalizzate alla ricerca di qualche notizia su una cantante che sembra scomparsa nel nulla dopo aver avuto qualche anno di notevole popolarità e ho trovato invece qualcosa che mi ha consentito di identificare una fotografia che ho acquistato da molto tempo e che ho sempre tenuto fra quelle che fanno capo a problemi ancora da risolvere. Dopo un po’ di tentativi avevo rinunciato a fare ipotesi e stava lì in attesa di qualcosa.
La fotografia è questa qui sopra, una carte de visite del fotografo inglese, ma attivo a Parigi, Robert Jefferson Bingham che mostra l’ormai a noi ben noto Victor Capoul, piccola star di questo blog, in un costume settecentesco che non riuscivo a ricondurre a nessuna delle opere a me note collegabili alla sua carriera. Grazie al mio piccolo ritrovamento mi sono reso conto, invece, che l’opera la conoscevo, seppure solo per il titolo, e che ne avevo persino già parlato in questa sede quando avevo pubblicato una fotografia della bella Marie Roze nelle vesti della sacerdotessa indiana Djelma, seconda donna dell’opéra-comique in tre atti di Daniel Auber Le premier jour de bonheur che andò in scena per la prima volta con enorme successo all’Opéra-Comique il 15 febbraio 1868. Si tratta, a leggere la succinta trama recuperabile in rete, di una Lakmé ante litteram, anch’essa ambientata nell’esotica India, dove un ufficiale francese e uno inglese si contendono il cuore della figlia del governatore di Madras, mentre una sacerdotessa indigena non ho capito che fa oltre a cantare un’aria che grazie alla Roze ebbe grandissimo successo. Protagonista femminile nel ruolo di Hélène fu il soprano Marie Cabel, sulla quale torneremo, mentre Capoul apparve nelle vesti del protagonista maschile Gaston de Maillepré ottenendo un autentico trionfo di pubblico e di critica. Le recensioni ottocentesche non sono mai troppo dettagliate ma nella loro sintesi esprimono enorme ammirazione per la prova del piccolo elegantissimo tenore: L’esecuzione è eccellente. Capoul ha superato se stesso, mai aveva trasfuso in un ruolo tanto calore d’animo e di emozione. Così scrive il “Mémorial diplomatique”, mentre per la “Revue et gazette musicale” Capoul si è votato anima e corpo a una creazione che resterà come punto fermo nella sua vita d’artista. Ha fanatizzato il pubblico che l’ha applaudito, l’ha chiamato alla ribalta con entusiasmo e gli ha fatto bissare la romanza del primo atto e il brindisi del secondo.
Per fortuna “Le Theatre illustré” volle pubblicare un’immagine di Capoul nel costume di Gaston: è questa che ho ritrovato e che mi ha permesso di identificare la mia fotografia. Eccole qui, una di fianco all’altra:

Direi che non esiste il minimo dubbio che il disegno pubblicato dalla rivista (non era ancora stata inventata una tecnica per la stampa tipografica delle fotografie) sia stato ricavato proprio dallo scatto di Bingham. Attentissimo al valore pubblicitario del mezzo fotografico e sicuramente ben consapevole del ruolo che l’aspetto fisico giocava nella costruzione della sua popolarità (era bassetto Capoul ma così charmant che le signore gli morivano dietro comunque) anche in occasione di questa prémiere non mancò di farsi immortalare da un fotografo di prestigio e di realizzare uno dei moltissimi ritratti che, sicuramente, era solito distribuire in gran copia a quel pubblico che stravedeva per lui.
La partitura di Auber fu trattata benissimo anche dalla critica e costituì per il teatro un notevole successo economico. Dopo le recite della prima assoluta sarebbe stata ripresa nell’autunno di quello stesso 1868 con un cast praticamente identico salvo che per il ruolo di Djelma, perché Marie Roze aveva deciso di sospendere momentaneamente la carriera per riprendere gli studi musicali. Questa parte della vicenda però sarà oggetto del prossimo post, il cui arrivo dovrebbe essere questione di poco: nell’attesa, per restare caldi, facciamo due aggraziati salti con la quadriglia che Johann Strauss compose su temi tratti proprio da questa opera, nella speranza che a qualcuno venga l’idea di farci conoscere l’originale.

4 risposte a "Un giorno di felicità per il piccolo Capoul"

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  1. Grande risveglio stamani allo Spielberg: io e il vecchio Schiller abbiamo principiato le danze e, poco alla volta, tutta la fortezza ha risuonato del pacifico e lieto scalpiccio dei detenuti che danzavano il walzerino. Tutti tranne il povero Maroncelli, per ovvie ragioni.

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