Victor Capoul sotto la lente del commissario Basettoni

Arrivati al settimo anno di vita di questo salotto per ospiti molto selezionati, è venuto il momento di rendere di nuovo omaggio a colui che già più volte ho riconosciuto come il nostro nume patrono nel piccolo Olimpo di coloro che spesero la vita sulle tavole del palcoscenico. Parlo naturalmente di Victor Capoul, di cui ho recuperato un altro bellissimo ritratto uscito dall’atelier Nadar. Lo presento qui perché per dodici mesi resterà nella testata del blog. Non so se qualcuno si è accorto che il dettaglio che apre le pagine del Cavaliere della rosa cambia ogni anno col primo post di gennaio e resta in vigore fino all’anno successivo. Noi capricorni siamo fatti così.

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Era piccolino Capoul, ma charmant fino al midollo e lo sapeva bene. Probabilmente lo studio del fotografo è il luogo in cui, dopo il teatro, ha passato la maggior parte della sua vita. Il terzo deve essere stato il parrucchiere, di cui doveva fare senza dubbio uso frequente per tenere in ordine i complessi arricciamenti della pettinatura che da lui prese il nome e che vediamo anche in questo sognante ritratto. Ad essere sinceri vediamo anche altre cose che conosciamo, il giacchino chiaro e la camicia con l’ampio collo che il tenore indossò per interpretare il ruolo del protagonista di Paul et Virginie di Victor Massé, un grande successo del Théâtre Lyrique andato in scena la prima volta l’11 novembre 1876 di cui abbiamo diffusamente parlato qui. Per i pigri, ecco le altre due fotografie della mia collezione nelle quali Capoul appare con lo stesso costume

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Paul et Virginie fu un successo di quelli rari e in nemmeno un anno raggiunse le cento recite nel solo Théâtre Lyrique. E’ comprensibile quindi che l’occasione abbia dato luogo a una quantità decisamente inusuale di scatti fotografici, ovviamente tutti realizzati in studio e, per quanto ne so, tutti affidati all’atelier Nadar, che dal 1874 era gestito da Paul Nadar, ancora però in regime di collaborazione con il padre Felix. Delle tre foto che mostro qui, la prima e quella in basso a destra sono piccole carte de visite molto simili per impaginazione e colori di scritte e supporto, salvo che i testi stampati sul verso differiscono sensibilmente.

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Fra le altre cose solo una delle due, la nuova arrivata, presenta sul verso il riferimento all’Esposizione Universale del 1878, che compare però anche al verso della terza fotografia, una più grande cabinet card dal supporto completamente diverso. La differenza delle facce posteriori delle due fotografie simili ci dice che se tutti gli scatti sono stati presumibilmente realizzati nella stessa tornata di pose, l’edizione dei due pezzi ha avuto luogo in momenti diversi, quando erano in uso due diversi tipi di cartoncini di supporto. La data 1878, invece, diventa un termine post quem per collocare l’edizione dei pezzi che la riportano. Premesso che non so per quanto tempo Paul et Virginie nella produzione con Capoul e Cécile Ritter rimase nel repertorio del Théâtre Lyrique, possiamo immaginare che la nutrita serie di pose venne realizzata sull’onda del successo dello spettacolo e quindi dopo la prima del novembre 1876. Probabilmente nel corso del 1877, e la carte de visite senza data dovrebbe appartenere a una prima emissione di questo anno mentre a edizioni successive appartengono le due fotografie sicuramente non edite prima del 1878.
Raffinatezze da Commissario Basettoni, che spaccano il capello in quattro e forse lasciano un po’ il tempo che trovano ma documentano il grande successo del cantante e di uno dei suoi ruoli più  importanti. Insomma, il nostro Victor Capoul, sotto i cui occhi sognanti si succederanno gli articoli del 2017, merita pure un po’ di attenzione speciale. E anche l’assicurazione che prima o poi torneremo a parlare di lui, perché nel forziere della collezione Winckelmann ci sono ancora due pezzi che meritano di essere rivelati allo sguardo degli ospiti molto selezionati e, spero, molto pazienti di questo salotto.

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5 risposte a "Victor Capoul sotto la lente del commissario Basettoni"

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  1. Non ho quasi neppure finito di leggere il tuo post e già non vedo l’ora che torni a parlarne……Personaggio delizioso, oltre che interessantissimo anche in merito alla storia del costume – per la moda e gli ideali estetici dell’epoca, ad esempio. E comunque sottoscrivo, nella Recherche sarebbe stato perfettamente a proprio agio, anche se probabilmente avrebbe avuto il suo bel daffare per sottrarsi alla corte insistente del Barone di Charlus 🙂

    1. Ma forse non gli sarebbe nemmeno dispiaciuta, chissà…
      Se mai riuscirò ad andare in pensione prima dei 97 anni e se non morirò cinque minuti dopo, questo è uno dei due personaggi che mi piacerebbe studiare a fondo. Per il momento accontentiamoci di queste istantanee, altre ne arriveranno presto!

  2. Gentile Cavaliere,
    di certo questo Capoul con la sua frangia studiatamente spettinata placherà quelle, tra le sue lettrici (specie isolane) che tempo fa reclamavano il diritto ad accontentare anche l’occhio delle signore.
    Io, per parte mia, resto affezionato alle magnifiche trombone “imbustate” che popolano la sua collezione e che, mi auguro, le faranno il dispetto di ammiccarle, numerose, dal mercato antiquario.

    1. Su su, di trombone imbustate gliene ho date parecchie ultimamente, e la prossima è già in padella. Quanto agli ammiccamenti dal mercato antiquario, di quelli ce ne sono parecchi, il difficile è conciliarli coi lamenti della mia borsa.

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