Eva contro Eva, ovvero la lacca sugli artigli

Nel 1937 Rosa Ponselle decise di ritirarsi dal palcoscenico. Aveva quarant’anni e la sua voce benedetta dal cielo era ancora sostanzialmente intatta. Ma aveva anche un marito bello, giovane e sportivo, era ricca e famosa, voleva godersi la vita e il Metropolitan, suo regno incontrastato per quasi due decenni, non era più quello di una volta.
I due misero su casa a Baltimora e Rosa reclutò un giovane amico, Myron Ehrlich, per farsi assistere nella ricerca di mobili e oggetti d’arte per arredare la sontuosa villa che lei e il marito si stavano facendo costruire. Fu durante una visita alla Galleria Anderson di New York per un’asta che avvenne l’incontro con Frances Alda, altra primadonna del Metropolitan e per di più signora Gatti-Casazza, già general manager del teatro. Questo incontro non previsto e non gradito ci viene raccontato dallo stesso Ehrlich, involontario testimone.

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Rosa Ponselle e Frances Alda insieme in “Le roi d’Ys”. New York, Metropolitan, 1922

Appena entrati, incontrammo Giovanni Martinelli e la sua fidanzata, Colette d’Arville. Erano così felici di rivedere Rosa e poiché anche io conoscevo Martinelli da un po’ di tempo, ci fermammo a fare quattro chiacchiere per qualche minuto. Martinelli continuava a gettare sguardi intorno e a un certo punto disse a Rosa: “C’è qui anche la Alda. Se non hai voglia di parlarle sarà meglio che non ti fai vedere”.
Rosa disse: “Non voglio nemmeno vederla, quella vecchia strega, dopo quello che ha scritto nel suo libro sulla mia
Carmen!” Non aveva nemmeno finito di dirlo che io vidi la Alda agitare le mani e venire dritta verso di noi. Naturalmente, appena Rosa si rese conto che non c’era più modo di evitarla, fu tutto un “Carissima Alda” e un “Rosa, divina!” mentre si venivano incontro. Ma invece di fermarsi a chiacchierare, la Alda disse subito che dovevamo tutti andare con lei – e subito – a vedere la sua nuova casa, che era all’incrocio di Madison Avenue con la Sessantatreesima.
Il suo autista aspettava fuori dalla galleria, così tutto il branco dovette entrare in quella enorme automobile. Un po’ intimidito, io mi sedetti su uno strapuntino davanti a loro: la Alda non faceva che parlare della sua nuova casa e solo quando si interruppe un istante per prendere fiato io riuscii a dire: “Sa, Madame Alda, quando lei, Caruso e Chaliapin cantavate al Metropolitan, quella era veramente un’epoca d’oro! Quella di adesso al confronto sembra di latta”.
Beh, quella era l’imbeccata che stava aspettando. “Questo è un giovanotto perspicace, Rosa. Dio ci scampi da cosiddetti cantanti come Grace Moore – quella
capra! E non farmi parlare di quell’orrendo Tibbett! L’ho visto nella Tosca poco tempo fa: se quel figlio di puttana avesse abbaiato una sola nota di Scarpia in più me ne sarei andata dal teatro ancora prima di quello che non ho fatto”.
Quando finalmente arrivammo a Madison Avenue, la Alda ci fece entrare nel foyer della propria casa e suonò per chiamare tutta la servitù. Arrivarono correndo da ogni parte e lei li fece schierare tutti in fila, uno di fianco all’altro. “Questa è Rosa Ponselle, e ha la più bella voce del mondo” urlò a tutti quanti. “Datele un’occhiata e filate via a lavorare”.

da: J. Drake, Rosa Ponselle, a centenary biography, Portland 1997.

3 risposte a "Eva contro Eva, ovvero la lacca sugli artigli"

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  1. I grandi cantanti sono tali anche nella furia, nell’egocentrismo e nell’ipocrisia. Ma soprattutto lo sono sul palcoscenico, perciò il perdono e la benevolenza sono d’obbligo. E poi la Ponselle era grande davvero, accidenti! Ciao

    1. Noi perdoniamo certamente qualunque cosa a Madame Ponselle nata Ponzillo, anche se a leggerne la biografia sorge forte il sospetto che gestirne il carattere dovesse essere una cosa molto ma molto complicata. Non per nulla anche il marito bello, giovane e sportivo ci riuscì solo per un numero limitato di anni, poi diede forfait. Ciao!

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