Una soluzione così rapida non me la sarei mai aspettata. Come Ausdemspielberg ha acutissimamente intuito, la rotonda fanciulla della mia cartolina è proprio Eugenia Burzio, diva quasi incontrastata del verismo italiano. All’inizio ero titubante e non convinto in pieno, ma poi ho trovato questa galleria, che non solo contiene parecchie fotografie in formato ben leggibile della nostra, ma soprattutto questa qui sotto, che la mostra in altra posa ma nel medesimo costume, e ci permette di asserire che i boccoli e i veli con i quali la nostra Eugenia appare agghindata sono quelli dell’ondina Loreley, nell’omonima opera di Alfredo Catalani:
Sarà il caso in futuro di tornare su questo pittoresco personaggio, chissà che nel frattempo non mi capiti fra le mani qualche altro suo ritratto.
Evviva. Con Internet le notizie arrivano persino dallo Spielberg! Complimenti a S.P. 😉
S.P. è stato tirato su a Tristani e Tancredi, Butterfly e Manon, e nella Fenice quella vera. Brontolava ogni tanto, soprattutto su certe lunghezze wagneriane, ma è bello vedere che la semina di allora oggi dà questi frutti!
E’ bello, sì!
Potenza di un boccolo! 🙂
(Come potrei confessare che dopo quel “boccoli e veli” m’ scattato un “Balocchi e profumi” e che dunque mi aspettavo un “mamma tu compri soltanto profumi per te”? :-). 🙂
Si scherza, eh. In realtà questi mistery lirico-fotografici li trovo irresistibili ed appassionanti.
Ciao!
Beh, a guardarla nelle sue pose quello che mi viene in mente è Lyda Borelli con le sue tende sempre a portata di mano. Chissà se la Burzio, nei momenti più topici, si aggrappava a una quinta o al sipario? Questa donna merita un’indagine…