Prima di tornare, con la prossima puntata, ad occuparmi di argomenti più impegnativi, mostro qui l’altra signorina senza nome della mia collezione. Acquistai questa cartolina sicuramente più di trent’anni fa, non ricordo nemmeno più dove, in un’epoca in cui non pensavo certo a una possibile collezione come quella che ho messo in piedi oggi. La foto mi è servita per anni come segnalibro ma poi ho deciso che questa formosa figliola, con il suo improbabile costume e la sconcertante pettinatura, non sarà stata certamente primadonna alla Scala o al Marinskij ma non può non essere stata donna di teatro. E così la cartolina del fiorentino fotografo-editore Brogi è stata aggregata, un po’ sorellina minore bisogna dirlo, alle Viardot, alle Lucca e alle Patti, in attesa magari che arrivi un giorno in cui mi si riveli che essa fu, chissà, Teodolinda Gasperoni, per due stagioni primo soprano sfogato nel teatro di Bagnacavallo.
Un po’ Salomè e un po’ Arianna abbandonata a Nasso, la giunonica fanciulla attende qualcuno capace di recuperare il suo nome perduto. E noi con lei aspettiamo fiduciosi.
Temo che a far da segnalibro Lei, cavaliere, abbia messo la Eugenia Burzio.
La Burzio dice? Ostrega, l’ipotesi è assai plausibile ma il metodo scientifico esige alcune verifiche. Lei per parte sua mi dirà come ci è arrivato.