Deliziosa Martha, ingiustamente dimenticata

Martha

Sembra impossibile che in decenni che hanno visto e vedono la resurrezione di legioni di Rosmonde d’Inghilterra, di Ildegonde in carcere, di Artasersi, Montezumi, Finte pazze e Alessandri nell’Indie quasi nessuno si ricordi di Martha, piccolo grande capolavoro. Leggo sulla prima edizione (1919) di The complete Opera Book di Gustav Kobbé: opera di popolarità mondiale nella quale in questo paese [gli Stati Uniti, n.d.r.] il ruolo protagonistico è stato cantato da Christine Nilsson, Adelina Patti, Etelka Gerster, Clara Louise Kellogg, Euphrosyne Parepa-Rosa e Marcella Sembrich, quello di Lionel da Italo Campanini ed Enrico Caruso.
Vedo anche, per fare qualche esempio, che nella classifica generale delle opere più rappresentate al Nationaltheater di Mannheim dal 1779 al 1929, Martha si colloca all’ottavo posto con 209 rappresentazioni, dando un buon distacco a Barbiere di Siviglia, Carmen, Vascello fantasma, Ratto dal serraglio, Trovatore, Ugonotti, Faust ed Ebrea.
Secondo Tom Kaufman, autore di una monumentale cronologia della carriera di Adelina Patti, la diva delle dive a partire dal 1860 affrontò il ruolo di Lady Harriet in quarantasette occasioni – naturalmente per un numero assai maggiore di recite visto che la cronologia non può che riportare la data della prima rappresentazione.
Con o senza acca nel titolo, quindi nell’originale tedesco o in inglese oppure nella sua world-wide popular versione italiana, Martha è stata per decenni un pilastro del repertorio.
E oggi? Niente più di un titolo nella lista dei successi del tempo che fu, ricordata al massimo per essere l’opera di M’apparì tutta amor, cavallo di battaglia di generazioni di tenori ma, ironia della sorte, brano interpolato quasi vent’anni dopo la prima rappresentazione (che ebbe luogo alla Hofoper di Vienna il 25 novembre 1847) e proveniente da un’altra opera di Flotow, L’Ame en peine.
Friedrich von Flotow era tedesco di nascita ma francese dentro. A Parigi aveva studiato e debuttato come compositore teatrale (Pierre et Cathérine, 1835) e per l’Opéra nel 1844 aveva scritto il primo atto (secondo e terzo erano stati commissionati ad altri) di un balletto dal titolo Harriette, ou la servante de Greenwiche, dalla cui rielaborazione sarebbe nata Martha. Che racconta la storia bizzarra di due capricciose damigelle, Lady Harriet e Nancy, che per ammazzare il tempo decidono di visitare in incognito il mercato di Richmond, facendosi passare per servette in cerca di lavoro. L’idea è quella di prendere per il naso qualche tonto fittavolo, rivelandosi per dame dell’alta società dopo che questo le ha assunte. Non sanno, tapine, che una legge vincola per un anno al proprio padrone chi firma un contratto di servitù e così tutto d’un botto le principesse si trovano incapaci cameriere. Di cui i rispettivi padroni naturalmente si innamoreranno, dando il via a un intreccio che non può non sfociare in un lieto fine con doppio matrimonio.
Vedere Martha in teatro è ormai esperienza negata ai più e ascoltandola in disco ci si chiede il perché di una ingiustizia tanto insensata: l’opera di Flotow non è semplicemente un titolo da riscoprire una tantum ma un lavoro da reinserire in repertorio, uno di quelli che potrebbero richiamare pubblico come lo richiamano i titoli buffi di Rossini e Donizetti.
Questa registrazione della Electrola del 1969, ristampata oggi dalla Emi in una collana economica che non mi pare di aver visto in Italia ma che si può tranquillamente acquistare in rete, poggia su quattro fuoriclasse. In alto sopra tutti metterei l’adorabile Brigitte Fassbaender (Nancy), mentre zuccherosa e peperina al tempo stesso e sostanzialmente a posto con le agilità della parte è la sempre brava Anneliese Rothenberger (Lady Harriet), anche se qui la trovo a volte un po’ più tirata negli estremi acuti rispetto a una precedente selezione della stessa opera, registrata nel 1960 assieme a Fritz Wunderlich (dirige Berislav Klobucar, sempre Emi ma girellando per la rete la si trova da scaricare). Di Nicolai Gedda (Lionel) in questa edizione Rodolfo Celletti scriveva definendolo corretto ma noiosissimo. Mi dissocio da questo ingeneroso giudizio: trovo Gedda spesso soporifero nell’opera italiana ma qui, sarà che canta in tedesco, mi sembra eccellente, anche e soprattutto nell’appuntamento con M’apparì (qui Ach, so fromm), che è diventata un po’ la mia droga di questo periodo. Lo stesso direi di Hermann Prey (Plumkett).
Della direzione di Robert Heger non approvo certa enfasi data ai colpi di piatti soprattutto nell’ouverture, per il resto direi che rende totale giustizia alla felicità melodica e all’immediatezza di una partitura assolutamente da conoscere.

9 risposte a "Deliziosa Martha, ingiustamente dimenticata"

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  1. Certo, opera da riscoprire. E credo anche che abbia ragione tu dicendo che attirerebbe pubblico. Io sono anni che dico ai sovrintendenti di intraprendere la strada della riscoperta di capolavoro dimenticati. Risultato: Tosca, Traviata, Turandot ecc ecc
    Si è saputo che lo “stupidino” era nientemeno che il vicedirettore del quotidiano. Non male, direi.
    Ciao!

    1. Certo, però magari ti fanno la Traviata “originale” della prima alla Fenice, con quattro versi del libretto e sedici battute musicali lievemente diverse. Vuoi mettere l’importanza dell’avvenimento culturale?
      Un altro compositore molto meno legato alla tradizione italiana ma comunque assolutamente da scoprire è secondo me Albert Lortzing. Ho visto “Der Wildschütz” in teatro e mi ha conquistato: tradotto in italiano e ben fatto sarebbe sicuramente uno spettacolo vincente. Ma chi ci sente?

  2. Sono assolutamente d’accordo sulla Marta. Non escluderei che l’ultima esecuzione, in Italia e in italiano, sia stata a Martina Franca, Celletti vivente. Tra i miei sogni ad occhi aperti ci sarebero Ugonotti, Ebrea e Profeta. Per Marta a me piace molto questa del 1944 per la direzione di Johannes Schuler. I cantanti sono Erna Berger, Peter Ander, Josef Greindl, Eugen Fuchs, Else Tegetthof Ecco l’ouverture http://youtu.be/3580qeHwvgo

    1. Per il Profeta farei in ginocchio la strada fino al teatro! Ma a chi lo facciamo cantare, questo è il problema. Non ricordavo che Marta fosse stata fatta a Martina Franca: San Rodolfo ci manca ogni giorno di più.
      Fra l’altro mi interesserebbe capire quanto divergono, a parte le parole, la versione tedesca e quella italiana. Martha originale non ha recitativi parlati e quindi non ha avuto bisogno di manipolazioni del tipo di quella fatta per La fille du Régiment, però Kobbé parla di brani tolti e aggiunti. Chissà.

    1. Non è una coincidenza, ma una grande metafora! Marta aspetta qualcuno che la tiri fuori dalla monnezza. Sovrintendenti di tutta Italia, ascoltate il nostro grido!

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