Negli ultimi tempi ho calcato un po’ troppo il pedale degli acquisti, motivo per cui mi sono imposto, adesso, un piccolo momento di pausa. D’altra parte bisogna anche approfittare delle occasioni quando si presentano ed è vero che a volte passano settimane senza che appaia all’orizzonte nulla di veramente interessante. Purtroppo succede anche, come questa volta, che un mucchio di pezzi strepitosi trovino tutti assieme la via del mercato, onde per cui bisogna da un lato disporsi a esborsi non lievi, dall’altro rassegnarsi a fare delle scelte perché, purtroppo, tutto non si può avere.
Questa fotografia ha parecchi motivi di interesse. In primo luogo per il formato, particolarmente stretto e lungo: con i suoi 216 x 110 mm si avvicina molto ai 7 x 4 pollici che abitualmente designano la promenade card, uno dei formati che in alternativa alla standardizzata cabinet card si diffusero per qualche tempo a partire dal 1890 circa. Estremamente elegante e ideale per i ritratti a figura intera come questo, esso era particolarmente caro al fotografo viennese Ludwig Gutmann, un professionista che non appare oggi considerato con l’attenzione riservata ad altri fotografi dell’epoca (le notizie disponibili su di lui sono veramente poche) ma che è per me importantissimo perché fu, fino alla prima guerra mondiale, il ritrattista di elezione di molte star dell’operetta viennese. Gutmann fu un fotografo essenzialmente da atelier e legato a un gusto (pose frontali, fondali dipinti) che già il Novecento iniziò ad erodere e la guerra spazzò via. Ciò non toglie che immagini come questa abbiano un fascino del tutto particolare, e una qualità veramente notevole.
L’uomo ritratto in questa mise da dandy è Louis Treumann, senza ombra di dubbio la principale stella maschile del palcoscenico leggero viennese nei primi decenni del Novecento. Di lui ho già parlato in questo post, soprattutto per raccontarne la tragica fine a Theresienstadt nel 1943. Ma la grandezza di Treumann, che, ricordo qui, fu fra molte altre cose anche il primo Danilo della Vedova allegra, non merita ogni volta di essere offuscata o messa in secondo piano da quelle tristi vicende. In questo ritratto di Gutmann lo vediamo nel momento più felice della sua carriera. Un timbro a secco che si intravede nella scansione, all’angolo inferiore destro, reca la data 1909, l’anno di Das Füsterkind, uno dei sei titoli di Franz Lehar di cui fu interprete alla prima rappresentazione assoluta. Non conosco questa operetta, ma la trama è ambientata in Grecia e immagino, quindi, che il personaggio raffigurato qui non abbia niente a che fare con questo lavoro.
All’epoca di questo ritratto Treumann, trentasettenne, aveva davanti a sé ancora vent’anni di carriera, nel corso della quale la sua voce di baritono chiaro avrebbe dato vita a decine di personaggi, con una leggerezza e un’eleganza che sarebbero divenuti il marchio inconfondibile delle sue interpretazioni. Poi la folle tragedia della deportazione, nella quale sarebbe stato unito proprio all’autore di questo ritratto. Del poco che di Gutmann sappiamo, infatti, fa parte la notizia che anche lui fu deportato a Theresienstadt nel 1942 e che qui morì il 21 aprile 1943, poco più di un mese dopo Treumann.
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