Lola Artôt de Padilla

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Cominciamo dal background, che è illustre. Sua madre era Désirée Artôt, prima mezzosoprano e poi soprano, allieva di Pauline Viardot e per un po’ “fidanzata” di Tchaikovsky, che prima di farsi mollare senza alcuna spiegazione ufficiale le dedicò una serie di liriche da camera. Di sicuro fu una delle più celebrate stelle operistiche dell’Ottocento, benedetta da un clamoroso debutto, patrocinato da Meyerbeer in persona, come Fides nel Prophete all’Opéra di Parigi nel 1858. Suo padre era Mariano Padilla y Ramos, baritono e grandissimo Don Giovanni che insieme con la Artôt per qualche decennio corse su e giù per l’Europa e fino a San Pietroburgo a mietere successi e allori.
Lei è Dolores de Padilla, in arte Lola Artôt de Padilla, figlia dell’illustre coppia e a sua volta cantante popolarissima e amata dal pubblico di Berlino, che la conobbe prima come membro della compagnia della Komische Oper, poi della più illustre Hofoper. Nata a Sèvres nel 1876, aveva studiato con la madre, debuttato in concerto a Parigi nel 1902 e dal 1905 si era stabilizzata nella capitale prussiana. Alla Komische Oper cantò il ruolo di Vreli nella prima rappresentazione assoluta di A village Romeo and Juliet (Romeo und Julia auf dem Dorfe) di Frederik Delius; all’Opera di corte fu invece nel 1911 Octavian  e la Guardiana delle oche nelle prime berlinesi del Rosenkavalier e di Königskinder di Engelbert Humperdinck, nel 1916 il primo Compositore nella prima berlinese di Ariadne auf Naxos e nel 1921 la prima Turandot nella prima berlinese dell’opera omonima di Ferruccio Busoni.
Richard Strauss la riteneva, molto semplicemente, il migliore Octavian che avesse mai ascoltato: dalle sue incisioni realizzate a partire dal 1906 ci viene restituita una voce di schietto soprano lirico, tecnicamente ferrata e palesemente frutto di uno studio serio e di vecchia scuola.
Questa cartolina, con una foto dello studio berlinese Becker & Maaß, la mostra nei panni della Guardiana delle oche (nell’originale tedesco die Gänsemagd) protagonista della bellissima opera di Humperdinck ed è sicuramente legata alle rappresentazioni del 1911. La bella Lola, che tentava di togliersi qualche anno asserendo di esser nata nel 1880 e morì purtroppo giovane nel 1933, apparve negli anni della sua fortunata carriera su moltissime cartoline nei principali ruoli da lei frequentati sul palcoscenico, da Mignon a Violetta, Oscar, Marguerite o Juliette. Vendute nei grandi magazzini e accessibili per pochi soldi a un pubblico vastissimo non ancora deteriorato dalla celebrità di princisbecco delle nostre attuali star televisive, le cartoline forniscono un segnale molto affidabile per determinare la popolarità di un personaggio. La de Padilla, che fu una grande mozartiana e arrivò anche alla Charlotte del Werther, fu sicuramente una delle cantanti più amate dal pubblico berlinese: morì appena cinquantasettenne nell’anno tragico per le sorti della Germania e quello che seguì di lì a poco fu certamente la causa dell’appannarsi della sua notorietà, la cui apparente saldezza poco poté di fronte alle bombe della seconda guerra mondiale.

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2 risposte a "Lola Artôt de Padilla"

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