A leggere certi articoli pubblicati sui numeri più recenti del Bollettino del Centro rossiniano di studi della Fondazione Rossini di Pesaro viene il sospetto che, almeno dal punto di vista della ricerca biografica su Rossini, si stia un po’ raschiando il fondo del barile.
Questo fa pensare anche l’articolo di Marco Beghelli che apre l’ultimo numero: Rossini alla corte dei Busoni (fra triache e rob antisifilitici) mette assieme qualche frammento documentario per tracciare una micro-microstoria dei goliardici passatempi veneziani del compositore, mettendoci dentro un po’ di storia della farmacopea e la vicenda di due tavolini.
Molto più interessante il successivo contributo di Andrea Malnati, che occupa buona parte del fascicolo: Per una storia della prassi esecutiva vocale dell’opera italiana: il caso di “Ombra adorata, aspetta” di Niccolò Zingarelli ricostruisce le vicende di un’aria un tempo famosissima, delle sue plurime intonazioni, compresa quella dovuta al più celebre dei suoi interpreti, il castrato Girolamo Crescentini, e soprattutto del variare della prassi esecutiva nel passaggio di testimone da Crescentini a Giuditta Pasta a Maria Malibran. Studiando e confrontando le modalità di variazione e abbellimento della linea melodica originale, Malnati ricostruisce il passaggio dalla sensibilità tardosettecentesca e neoclassica a quella ormai definitivamente romantica dei primi decenni dell’Ottocento. Bravo.
Conoscendo l’amore smisurato che ho per quell’aria avrai già provveduto ad inviarmi copia dell’articolo, vero?
Non posso. Se metto il fascicolo nella fotocopiatrice mi vengono le pieghe nella costa… mi chiederesti un sacrificio del genere? 🙂