In diretta da Montpellier, Radiotre propone una certa signorina Simone Kermes impegnata in due arie da concerto di Mozart: Non temere, amato bene e Sperai vicino il lido. Scritte, è bene dirlo, per due delle più grandi cantanti dell’epoca, Nancy Storace ed Elisabeth Wendling e fatte quindi per metterne bene in mostra i mezzi fuori del comune. La signorina Kermes viene presentata come l’attuale rivale di Cecilia Bartoli, e c’è da riflettere se si tratta di un complimento.
Direi che con la Cecilia nazionale questa signorina ha in comune il fatto di essere una miniatura di cantante. Una vocina, insomma, priva di appoggio e tutta fiato, inficiata da un’espressione sempre lagnosa, da attacchi con lo scatto all’insù e da una desolante carenza di vibrato. Una vocina che più sale e più si assottiglia e strillacchia, mentre quando scende sparisce in un soffio d’aria. Poi uno pensa che trent’anni fa ci lamentavamo, proprio a proposito di queste due arie, di Joan Sutherland e di Edda Moser e non può far altro che riconoscere che i tempi tristanzuoli di arbasiniana memoria sono ancora tutti qui.
Be’, qualche riserva su Edda Moser in questo repertorio ce l’ho ancora. Tuttavia, anche se non ho sentito questa moderna divetta, credo che la Moser se la sarebbe mangiata in un sol boccone. Recentemente ho riascoltato un cd della Freni (…quella “famosa” raccolta in cui c’è il “famoso” bolero di Elena) in cui fa anche Non Temere Amato Bene (non me lo ricordavo assolutamente): niente di eccezionale, ma al giorno d’oggi sarebbe oro colato.
Neppure io penso che la Moser fosse la Storace rediviva ma almeno, vivaddio, l’impressione di possedere la cognizione di come si canta e di avere un po’ di sangue nelle vene la dava! Questa è una caricatura, e ho visto che ha inciso pure un disco omaggio a Francesca Cuzzoni. Povera donna, già ha fatto una misera fine, lasciamola almeno in pace nella tomba!
Be’, oramai un disco dedicato ad una mitica diva del passato o ad un castrato non lo si nega a nessuno! Ognuno ha il suo cd che dovrebbe rinverdire i fasti di Farinelli, Cuzzoni, Malibran, Colbran ma fanno solo comprendere bene, anche ai più sordi, quanto lontani siano i moderni divi dalle muse ispiratrici.